RESTAURATO IL TELO QUARESIMALE DELL'ORGANO ZORDAN

Presentato al pubblico giovedì 3 maggio 2018, il restauro di questo manufatto è stato effettuato nei primi mesi dello stesso anno dallo Studio della Dr. Alessandra Sella e Dr. Barbara D’Incau, con il contributo del Rotary Bassano Castelli, sotto la presidenza del Dr. Luigi Colognese, marosticense d.o.c., che ringraziamo, insieme con tutti i Soci del benemerito Sodalizio, per averci aiutato a recuperare una così preziosa testimonianza della nostra civiltà marosticense, che sicuramente ha il suo valore storico/artistico in quanto tale, ma per noi anche una chiara valenza affettiva e di appartenenza. Olio su tela (fine sec. XIX - inizi sec. XX), che fino a tutta la prima metà del secolo scorso, serviva a coprire le canne di facciata dell’organo G.B. Zordan 1882, presso la chiesa di S. Antonio Abate, durante la Quaresima e in particolare dalla domenica di Passione, che precedeva la domenica delle Palme, fino alla notte del Sabato Santo, in segno di lutto e di penitenza, per ricordare la passione e la morte di N.S. Gesù Cristo. Nella tradizione e nella Storia dell’Arte questo oggetto ha avuto delle attenzioni particolari da parte degli artisti, soprattutto pittori, che dipingevano teli di questo tipo. Sono molto rari quelli rimasti, a causa del materiale facilmente deteriorabile: ne abbiamo visto uno, ancora in situ, probabilmente una copia del nostro, nella chiesa parrocchiale di Mure di Molvena, ampliata nel 1902, a coprire la facciata dell’organo Giacobbi Maggiotto, che ora giace fatiscente e inutilizzato. 




Lo stesso soggetto dipinto si trova nella parrocchiale di San Luca, non come telo copri organo, bensì come decorazione ad affresco della navata centrale. Più frequentemente si possono ammirare, nei musei diocesani o addirittura ancora nelle chiese, le ante lignee copri organo dipinte, con la stessa funzione di celare le canne di facciata: sono di solito opere di grande qualità, come ad esempio a Ferrara, le quattro tele di Cosmè Tura (1469) che costituivano in origine gli sportelli dell’organo della Cattedrale, realizzato dal celebre maestro Giovanni da Mercatello; oppure a Brescia, tra il 1539 e il 1541, le ante dell’organo Antegnati dipinte da Girolamo Romanino per il duomo Vecchio o quelle realizzate dallo stesso Romanino per l’organo di San Giorgio in Braida a Verona nel 1540. Nel caso di Marostica, il telo misura cm. 278 x 370 ed è dotato di rullo di legno attorno al quale veniva avvolto tirando una cordicella, di cui rimane pure una parte. L’autore non è ancora identificato, ma si ritiene sia di ambito veneto. Su questo punto ci ripromettiamo di condurre un’adeguata ricerca, mettendo a frutto tutti gli indizi che potranno emergere dall’attento esame dell’opera e confrontando i dati in nostro possesso con quelli della produzione pittorica sacra contemporanea affine in ambito locale, procedendo per analogie di contenuti e di stili, se non si riuscirà a trovare una precisa documentazione in archivio (committenza, pagamenti, testimonianze). Rinvenuto fra le cose abbandonate, in quello che era fino a qualche anno fa l’Oratorio dei Carmini prima del restauro, cioè un magazzino/ripostiglio lasciato nella più completa incuria, ora il telo copri organo è collocato a ridosso della parete nell’aula Nord dell’Oratorio, quasi un grande arazzo in funzione decorativa. Per il visitatore che salendo la scala accede all’Oratorio, si tratta di un impatto visivo di sicuro effetto.

Albano Berton





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